RICERCA GRAFOLOGICA SU GRAFIE DI PAZIENTI DELDOTT. MARCO MORELLI
Analisi longitudinale di grafie di una scrivente affetta da Parkinson
Si necessita di osservare le persone interessate nel mentre scrivono, perché, nella sperimentazione in atto, in effetti ciò che è in studio non è la grafia, ma l’atto dello scrivere. Nei soggetti con problematiche neurologiche, infatti, l’atto dello scrivere è in larga parte un fatto “volontario”, nel senso che non è completamente automatizzato. In particolare, attraverso l’osservazione diretta di alcuni casi, si confida nella possibilità di apprendere ad individuare criteri di diagnosi del prodotto grafico che possano consentire di risalire dal gesto grafico al gesto motorio che ha prodotto lo stesso.
Si tratta di un tema nuovo in grafologia. Sinora, infatti, gli studi condotti sulle grafie di scriventi affetti da problematiche neurologiche si sono concentrati unicamente sull’osservazione di talune caratteristiche grafiche di forte interesse (come ad esempio, la tipologia dei tremiti, l’andamento del calibro al fine di verificare la presenza o meno della micro grafia e così via), ma hanno trascurato l’atto dello scrivere così come è possibile desumerlo dall’osservazione del prodotto grafico.
Da questo punto di vista, allo stato si impongono due problemi che sembrano di impossibile soluzione, che hanno in comune il fattore tempo. Dalla grafia, infatti, è possibile ricavare il grado di celerità del moto apparente (la grafia è immobile, ovviamente, ma trasmette sia il moto sia la fisionomia) ma non la velocità esecutiva. In pratica, siamo in grado di “diagnosticare” la celerità di esecuzione di una breve sequenza grafica (la celerità esecutiva) che non presenta distacchi, ma non il tempo di abbrivio del moto, il che impedisce di valutare in modo estimativo la velocità grafica. Ciò implica che una stringa qualsiasi, se presenta distacchi, pur magari apparendo “vivace”, in quanto le singole lettere sono state redatte celermente, potrebbe essere stata realizzata in un tempo esageratamente lungo.
Da quanto sopra, emerge che sarebbe utile servirsi di un cronometro, al fine di valutare il tempo di abbrivio del moto, la durata delle pause e la velocità esecutiva (il tempo che intercorre dall’abbrivio al termine del compito esecutivo). Meglio sarebbe filmare la mano dello scrivente colta nell’atto di redigere, il che può essere realizzato facilmente anche con una qualsiasi fotocamera digitale.
In relazione al fatto che le difficoltà motorie possono stravolgere la normale fisionomia dei profili letterali, rendendoli indecifrabili, come nei primi esempi del presente caso, può essere utile anche intervistare gli scriventi.
La grafia della signora in esame
Ciò che emerge dall’osservazione delle prime grafie della signora interessata è costituito dal fatto che non riesce ad eseguire gli schemi motori che le renderebbero possibile redigere il proprio nome (tanto è vero che è costretta a replicarlo), perché ha difficoltà nel posizionare stabilmente la penna sul foglio di carta e perché è anche disturbata dai movimenti involontari.
Per ciò che si ricava dalla scrittura, inoltre, sembra possibile asserire che siano compromesse tutte le vezioni, in particolare quelle di adbuzione e di adduzione. Questo fenomeno ha comportato notevoli variazioni del calibro delle lettere, in quanto alcune sono eccessivamente alte. I moti di tensione, invece, avvengono per gravità, vale a dire che, tranne che in un caso, sono privi di forza assertiva, in quanto appaiono ipotonici (la mano asseconda passivamente la forza di gravità). I moti di estensione, invece, sono molto lenti e “disegnati” (la scrivente li redige in modo “intenzionale”). Sono anche loro ipotonici.
Si ha modo di ritenere che l’ipotonia grafica sia una diretta conseguenza della rigidità delle coppie muscolari. Vale a dire che il prodotto grafico appare floscio, per conseguenza del fatto che la mano non sa rimanere ferma sul foglio, perché non sa modulare (evidentemente per ipertono muscolare) la pressione grafica ed il corretto alternarsi delle varie vezioni.
Ovviamente, tutto quanto sopra è quanto allo stato sembra di poter asserire: resta fermo che si necessita di osservare gli scriventi nel mentre sono in azione.
Per il gruppo di ricerca grafologica
Dott. Guido Angeloni
(Già docente nel Corso di Laurea in Scienze grafologiche – LUMSA, Roma)